le mie foto sono piatte, piane, appiattite, bidimensionali. sono mosse, sfuocate, stralunate, come colpite da un battito e portate via con me. sono foto di riflesso, immediate, intraviste, a volte davvero riflesse. sono scattate attraversando situazioni e superfici, altre sono solamente scritte, altre ancora mancate. e poi ci sono i pali, e la gente che lavora o semplicemente sta lì, e io. assolutamente a colori. per ora.

mercoledì 27 aprile 2011


paul strand scrive
la tua fotografia è, per chi sa veramente vederla, una registrazione della tua vita. tu puoi vedere i modi di altre persone ed esserne influenzato, puoi persino servirtente per trovare il tuo, ma col tempo dovrai liberartene. questo intendeva nietzsche quando diceva: "ho letto schopenhauer, adesso devo sbarazzarmi di lui". sapeva infatti come possono essere insidiosi i modi di altre persone, soprattutto quelli che hanno la forza di un'esperienza profonda, se tu lasci che s'intromettano fra te e la tua visione
da quando ho deciso di mostrare i miei scatti in pubblico tengo sempre presente questa frase, mi supporta nella lettura di consigli e giudizi e sul modo in cui questi consigli e giudizi si riverberano su di me e sul mio modo di scattare.

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