le mie foto sono piatte, piane, appiattite, bidimensionali. sono mosse, sfuocate, stralunate, come colpite da un battito e portate via con me. sono foto di riflesso, immediate, intraviste, a volte davvero riflesse. sono scattate attraversando situazioni e superfici, altre sono solamente scritte, altre ancora mancate. e poi ci sono i pali, e la gente che lavora o semplicemente sta lì, e io. assolutamente a colori. per ora.
martedì 25 ottobre 2011
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venerdì 21 ottobre 2011
venezia, 16 agosto 2011, 18:39, a photo by photocorti on Flickr.
a venezia c'è un luogo, non solo uno per dir la verità, che ha fermato il tempo: è il circolo sette martiri di rifondazione comunista al sestiere castello. il luogo ha resistito a cambi di insegne e partito, mantenendo un'atmosfera famigliare, resistente e di speranza.
oltre al tempo lo spazio ha fermato così tanti turisti e fotografi, fra cui anche me, da meritarsi la creazione di un gruppo su flckr.
il circolo, per chi ci volesse passare, si trova in Corte Nuova (angolo Fondamenta della Tana), proprio tra l'Arsenale e i Giardini. la sua posizione la rende tappa obbligata per chi vuole disintossicarsi dall'atmosfera modaiol-mondana che pervade venezia durante la biennale, bevendo un cicchetto e chiacchierando con avventori veterocomunisti un po' in là con gli anni, circondati da foulard, bandiere rosse, e ritratti di Lenin, Gramsci, Che Guevara. ma fate attenzione a non sbagliare, di fianco c'è la sede del partito democratico: dove di rosso non ce n'è quasi più (e si sa che il rosso in fotografia ha il suo porco perchè! )
oltre al tempo lo spazio ha fermato così tanti turisti e fotografi, fra cui anche me, da meritarsi la creazione di un gruppo su flckr.
il circolo, per chi ci volesse passare, si trova in Corte Nuova (angolo Fondamenta della Tana), proprio tra l'Arsenale e i Giardini. la sua posizione la rende tappa obbligata per chi vuole disintossicarsi dall'atmosfera modaiol-mondana che pervade venezia durante la biennale, bevendo un cicchetto e chiacchierando con avventori veterocomunisti un po' in là con gli anni, circondati da foulard, bandiere rosse, e ritratti di Lenin, Gramsci, Che Guevara. ma fate attenzione a non sbagliare, di fianco c'è la sede del partito democratico: dove di rosso non ce n'è quasi più (e si sa che il rosso in fotografia ha il suo porco perchè! )
martedì 18 ottobre 2011
milano, 8 ottobre 2011, 10:20, a photo by photocorti on Flickr.
il percorso fra metrò, tram e strade, che da ormai tre sabati mi ritrovo a fare, è occasione per sperimentare nuovi e vecchi modi di fare foto.
oggi, sarà per la serata appena trascorsa con lui o per chissà quale altro motivo, mi ritrovo, dopo il solito riflesso più o meno riuscito, a scattare in una sorta di panka's style. ecco il risultato: a voi ogni ulteriore commento... se vi va.
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lunedì 17 ottobre 2011
sulla polaroid a milano pare facciano un festival. la notizia mi arriva tramite amiche. sembra una cosa bella. la divulgo. con le amiche non si riesce a combinare, convinco monica e eddi ad andarci, eddi convince nuri. ci andiamo.
è venerdì sera. il festival, o quello che è, lo fanno vicino a via tortona. chiedo a monica dov'è e lei mi fa: "in zona tortona". beh non fa una piega. ancora non so, o forse solo non ricordo da provinciale quale sono, che zona tortona non è solo un'indicazione geografica, ma un modo di essere e di fare a milano.
trovato con fatica parcheggio, arriviamo allo spazio concept, sede principale di ISO 600 il festival della fotografia istantanea. due sale. in una il bar, un banchetto della nikon e alcune opere; nell'altra un banchetto promozionale di nuove pellicole simil-polaroid, una modella body-artist performer circondata da fotografi più o meno professionisti, un banco con artisti della polaroid alle prese con sviluppi e alterazioni e alcune opere. attorno ovviamente gente vestita alla moda che beve, chiacchiera, gironzola, aspetta, perplime. si replica nel 2012, nell'attesa si può fare un giro sul sito dei promotori, ovvero i polaroiders.
forse abbiamo sbagliato orario, sicuramente abbiamo mancato la terza sala ovvero il museo delle polaroid, forse l'atmosfera modaiola che non aiuta, ma il tutto non convince, le opere sono quasi tutte più vicine a un diario intimo e un po' artistoide che alla fotografia e sono davvero poche quelle che mi colpiscono. che mi fanno dire guarda te ! espressione che scaturisce improvvisa alla vista di un giovin frequentatore dotato di occhiali assolutamente zona tortona: peccato non aver fatto clic... sigh !
ce ne andiamo presto a bere qualcosa al Panino '900 in via savona, un luogo capace di rassicurarmi, così non bello, ma immutabile, com'è: quattro birre, un the, qualche chilo di popcorn e chiacchiere.
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lunedì 3 ottobre 2011
di ritorno dalla prima lezione, di tecnica fotografica II a Forma, docente il Resmini, mi lascio colpire da questa vetrina di negozio in disuso, riflettente strisce bianche e rosse.
l'idea è la solita. scattare un riflesso urbano, di quelli che piacciono a me, magari un pochino più lineare viste le prospettive che la stanga mi può regalare. mi piazzo davanti, inquadro in attesa che accada qualcosa che renda lo scatto un qualcosa di più di quello che vedete. non accade nulla. quasi subito mi accorgo poi che la parte adatta ad accogliere l'evento è troppo angusta, troppo scura rispetto al resto.
capisco che poco sarei riuscita a tirar fuori. ma sto lì, incaponita come non mai. a un certo punto vedo arrivare una signora con i calzoni a righe bianche e rosse, come quelli dei clown. mi dico ci siamo. e subito dopo mi dico che no, le gambe non ci sarebbero mai state nel riflesso. ma sto lì. ad aspettare una foto che non si può fare. incaponita come non mai.
quanto sarebbe stato semplice, e di sicuro effetto, girarmi e scattare la signora coi pantaloni a righe, e la stanga, e le righe diagonali. ma io lì incaponita come non mai a inquadrare una vetrina di un negozio in disuso.
mannaggia a me! speriamo serva da lezione, va.
lungo la strada verso casa, ancora qualche scatto.
l'idea è la solita. scattare un riflesso urbano, di quelli che piacciono a me, magari un pochino più lineare viste le prospettive che la stanga mi può regalare. mi piazzo davanti, inquadro in attesa che accada qualcosa che renda lo scatto un qualcosa di più di quello che vedete. non accade nulla. quasi subito mi accorgo poi che la parte adatta ad accogliere l'evento è troppo angusta, troppo scura rispetto al resto.
capisco che poco sarei riuscita a tirar fuori. ma sto lì, incaponita come non mai. a un certo punto vedo arrivare una signora con i calzoni a righe bianche e rosse, come quelli dei clown. mi dico ci siamo. e subito dopo mi dico che no, le gambe non ci sarebbero mai state nel riflesso. ma sto lì. ad aspettare una foto che non si può fare. incaponita come non mai.
quanto sarebbe stato semplice, e di sicuro effetto, girarmi e scattare la signora coi pantaloni a righe, e la stanga, e le righe diagonali. ma io lì incaponita come non mai a inquadrare una vetrina di un negozio in disuso.
mannaggia a me! speriamo serva da lezione, va.
lungo la strada verso casa, ancora qualche scatto.
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