le mie foto sono piatte, piane, appiattite, bidimensionali. sono mosse, sfuocate, stralunate, come colpite da un battito e portate via con me. sono foto di riflesso, immediate, intraviste, a volte davvero riflesse. sono scattate attraversando situazioni e superfici, altre sono solamente scritte, altre ancora mancate. e poi ci sono i pali, e la gente che lavora o semplicemente sta lì, e io. assolutamente a colori. per ora.

giovedì 26 maggio 2011

from/da milan is all in.


il reportage.
cos'è il reportage?

henri cartier bresson, nel saggio l'istante decisivo (henri cartier bresson, l'immaginario dal vero, abscondita, milano, 2005, pp. 19-34) a prefazione de images à la sauvette (verve, paris, 1952), a pp. 21-22 scrive:
il reportage è un'operazione preogressiva della testa, dell'occhio e del cuore per esprimere un problema, fissare un avvenimento o delle impressioni.

un avvenimento è talmente ricco che gli si gira attorno mentre si svilupa in cerca di una soluzione. a volte bastano pochi secondo, in altri casi ore, anche giorni: non ci sono soluzioni standard, niente ricette. dobbiamo essere pronti come al tennis, la realtà ci sfida con una tale abbondanza che ci obbliga a tagliare sul vivo, a semplificare; ma si taglia sempre quello che si deve?

bisogna arrivare, mentre si continua a lavorare, alla coscienza di quello che si fa. qualche volta, pur essendo convinti di avere preso la fotografia essenziale, continuamo a scattare per l'impossibilità di prevedere con assoluta certezza lo sviluppo dell'avvenimento.

(...)

ci troviamo dinanzi a due selezioni, o meglio, a due possibili rimpianti: il primo, il confronto con la realtà nel visore; l'altro, una volta svilupate e fissate le immagini, di fronte all'obbligo che impone di separarci da quelle, anche se giuste, che appaiono più deboli. quando è troppo tardi, allora realizzi esattamente per quale ragione sei risultato insufficiente.

quello postato oggi è stato il mio primo tentativo di reportage, fatto il 14 maggio durante la festa per lo scudetto del milan, dopo molti anni sono cambiate le facce e i colori di chi festeggiava, io ne ero e ne sono contenta.

un po' meno contenta sono del lavoro portato a casa e nemmeno consapevole della ragione, a breve, forse, potrò rifarmi e capire qualcosa di più, ma ora sto zitta nella speranza di poterne postare un altro, stessa città e altrettante facce festanti cambiate.

ssst... che stavolta forse il vento cambia davvero!

comunque eccolo qua il mio primo reportage.
grazie a monica per il supporto nella scelta.





















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